Un tentativo in parte riuscito di fare luce sulla vicenda Olivetti

La Secrest tenta la difficile impresa di unire storie tra loro parallele che si intrecciano in una spy-story all’italiana

Molto si è detto a riguardo delle vicende della Olivetti, fondata nel 1908 dall’Ing. Camillo Olivetti.

L’azienda, dopo una sfavillante partenza, grazie soprattutto alla lungimiranza dei suoi fondatori, oltre che da un contesto di mercato favorevole, si affermò come uno dei player dominanti sullo scenario internazionale per la fornitura di macchine da ufficio. Meccaniche, ed elettroniche.

L’azienda Olivetti lanciò sul mercato uno tra i primi personal computer della storia, il P-101, che vendette oltre 44’000 esemplari e fu un successo su scala internazionale. La paternità del primato è oggetto di dibattito, tuttavia il P-101 è sommariamente considerato il primo personal computer propriamente commercializzato sul mercato.

Il complotto

Tralasciando la storia della Olivetti, che comunque nel libro è illustrata con dovizia di particolari, l’autrice ipotizza che dietro il repentino fallimento della Olivetti, e in particolare dietro la morte di due dei suoi esponenti massimi, Adriano Olivetti e Mario Tchou, ci fosse l’ombra della CIA e strascichi della Guerra Fredda.

La promessa del libro però, di dipanare tale matassa, riesce solo a metà. Forse con un pizzico di ingenuità di troppo.

Il caso Olivetti: due libri in uno

Il libro è sostanzialmente diviso in due macro sezioni: una riguardante le vicende della famiglia Olivetti, e una riguardante il potenziale complotto ordito alle loro spalle dai poteri forti dell’epoca, in particolare la CIA.

Cosa ci ha convinto

  • La cura del dettaglio: molteplici le fonti riportate, e grande attenzione è data al calare i fatti nel contesto storico.
  • La scrittura: un’indagine che si legge come un romanzo.
  • La passione: l’autrice si appassiona alla vicenda e trasmette il suo amore in ogni pagina.
  • Il cambio di prospettiva: interessante leggere dell’Italia e di Olivetti raccontati da un’americana.

Cosa non ci ha convinto

  • Visione stereotipata sull’Italia del dopoguerra, fatta di “mariti infedeli”, “pessimi guidatori”, “mafiosi”, “traditori”, “complottisti”, con citazioni anche piuttosto strumentali a suffragare questa narrazione.
  • Troppo copia-incolla: la prima parte del libro è letteralmente copy-paste di Lessico Famigliare di Natalia Ginzburg, successivamente viene citata come documentazione la fiction della RAI “Adriano Olivetti – La forza di un sogno”.
  • Tante idee, poche prove: manca infine a nostro avviso la forza per supportare le accuse mosse nei confronti dei potenziali detrattori. L’autrice cade nella fallacia del “possibile, quindi probabile”, ma senza apportare delle evidenze concrete. Le parti più intriganti sono comunque già ampiamente note e si trovano a partire dalla pagina Wikipedia dell’azienda.
  • Ampie sezioni sono dedicate a percorsi paralleli, come il Carnevale di Ivrea, le vicende amorose della famiglia Olivetti, le scelte architettoniche dell’azienda.

In conclusione, una ricerca riuscita solo a metà, che avrebbe potuto avere anche maggior eco nazionale. Da apprezzare però l’ardore che Meryle Secrest ha profuso nell’opera.

Restano naturalmente di primaria rilevanza i fatti trattati nel libro. Una vicenda sulla cui probabilmente non sarà mai fatta la dovuta chiarezza.

L’autrice

Meryle Secrest è una biografa statunitense nota per i suoi lavori su figure culturali e artistiche. Ha scritto biografie approfondite su diversi personaggi, tra cui artisti, scrittori e musicisti. Alcuni dei suoi lavori più noti includono biografie su Frank Lloyd Wright, Leonard Bernstein, Stephen Sondheim e Salvador Dalí.

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