Potenzia e diversifica la tua strategia social con questi dieci casi innovativi (più un bonus!)

Quando parliamo di social media marketing, pensiamo subito a Facebook, Instagram, e, nel caso di servizi B2B, di Linkedin. Ma c’è molto altro da esplorare.

L’ecosistema social di Mark Zuckerberg (FB, IG, WA) monopolizza tutte le statistiche italiane che riguardano utenti attivi e frequenza di utilizzo quotidiano, attestandosi complessivamente sopra l’80% (su un bacino di utenti attivi nel 2020 di 35mln tra i 18 e i 65 anni).

Facebook, Instagram e Linkedin sono anche i tre social in maggior crescita (per numero di nuovi utenti unici) nel 2020, con un incremento percentuale rispettivamente del +6.8, +14.2 e +19.5.

Ma più utenti non significa solo maggiori opportunità. Significa anche platea generalista, maggiore concorrenza, costi elevati, scarsa possibilità di innovare.

Esistono però alternative. Piattaforme già affermate o in crescita che possono fare al caso nostro e permetterci di costruire strategie mirate e differenzianti, innovative.

Non sempre quanto riporteremo rientra nella definizione canonica di “social network”. Ma questo ci interessa qui relativamente, riferendoci  a piattaforme in senso lato in grado di catalizzare grandi numeri di utenti e divulgare agevolmente contenuti. La funzione social quindi non è qui una discriminante.

YouTube

La piattaforma streaming di Google non è certo un outsider nella competizione. Anzi, figura come la piattaforma digitale maggiormente utilizzata dagli italiani nel 2020. Con un bacino di utenti vicino ai 40 milioni, è sicuramente un capitolo importante per una strategia digitale.

La forza di YouTube è nella sua semplicità: senza necessità di registrazione, e con un contenuto totalmente push, cattura l’attenzione dell’utente anche per lunghi minuti, competendo con forme di entertainment molto più radicate quali la TV lineare, il gaming e anche la lettura!

Tra i molteplici approcci possibili, quella che preferisco è quella delle 3H: Hygiene, Hub, Hero.

  • Hygiene: sono gli everyday contents. Tutorial, storia del tuo brand, informazioni e contenuto educativo in genere sul tuo settore.
  • Hub: il contenuto additivo. Quello che ti fa tornare più volte, e ti fa sottoscrivere, “seguire” il canale. Può essere un prodotto a puntante, ma anche storie attorno a fatti specifici o episodi. Qui deve uscire la vera anima del brand. Ribelle? Professore? Amico intimo? Quello che vuoi, o meglio, quello che tu e il tuo brand rappresentate.
  • Hero: il contenuto one-shot, big-money, che esce poche volte l’anno. Pensa al keynote di Apple, giusto per stare sul facile. La finale di un contest, un episodio finale di una lunga storia, una grossa e succosa anteprima su un prodotto. Qui è dove lasci gli spettatori a bocca aperta, wow-moment!

Consideriamo anche che il contenuto video ha una forte traction anche su altre piattaforme. Il contenuto di YT è facilmente integrabile e condivisibile, permettendo quindi un uso trasversale e a cascata. Per contro, il contenuto video è più costoso rispetto a materiale visivo statico e testuale, anche se questo viene in parte mediato dalle opportunità date dallo streaming.

Brand esempio: Sephora

Twitter

Con i suoi 14 anni di anzianità, anche Twitter fa ormai parte del gruppo degli adulti. Eppure, specialmente in Italia, stenta a decollare.

Come molti altri social di cui parleremo tra poco, Twitter ha però una grande forza: le nicchie.

Giornalisti. Politici. Attori.  Ma anche imprenditori, inventori, startupper, appassionati di tecnologia, gamer, musicisti.

Su Twitter, più che su altri social, si radunano in modo verticale grandi comunità. Non è raro trovare personaggi che non sono presenti su alcun social, assidui utilizzatori di Twitter (uno per tutti? Elon Musk).

Twitter permette di postare fino a 160 caratteri (o più post concatenati), ma si possono raggiungere risultati ottimi, talvolta virali, anche con poche righe. Il contenuto è quindi di facile creazione a livello economico ma richiede una buona verve creativa, oltre a un presidio costante per rispondere alle interazioni.

Twitter si presta bene ovviamente per narrazioni in real-time (conferenze, lanci, eventi, notizie), ma anche poll, FAQ e AMA (Ask-Me-Anything). Non è per tutti, ma permette di raggiungere in modo mirato e efficace target specifici.

Dopo la controversa acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk, le cose su questa piattaforma sono un po’ cambiante. Ecco perché molte persone stanno fuggendo verso il competitor open source, Mastodon.

Brand esempio: Microsoft

Mastodon

Mastodon è il più grande social network decentralizzato.

Fa parte del fediverso, una comunità internazionale composta da oltre 6 milioni di iscritti distribuiti su circa 16’000 server indipendenti il cui obiettivo è rimettere il social nelle mani degli utenti.

A differenza dei social tradizionali è open source, non raccoglie i dati degli iscritti, non ha pubblicità o algoritmi di profilazione e di supporto ai contenuti.

La differenza rispetto all’esperienza social che siamo abituati a vivere è che il numero di like, condivisione, popolarità dei post non influenza la visibilità dei post, che quindi rimangono in ordine cronologico.

Brand esempio: Volkswagen

Pinterest

Con Pinterest entriamo in quella zona grigia dei servizi propriamente non definibili “Social Network”, ma che nella pratica sono poi quasi interamente sovrapposti e concorrenziali a questi ultimi in termini di opportunità di utilizzo.

Pinterest in Italia va forte: 10 milioni di utenti attivi al mese, di cui il 64% sono donne. Variegato lo spettro dell’età, equamente distribuito in lotti attorno al 25% dai 16 ai 64 anni.

Avete presente l’agenda dove un tempo si tenenevano ritagli, ricette, foto di abiti, di tagli di capelli, di torte? Mia mamma l’aveva e la usa ancora adesso. Bene, mettetela online, e avrete Pinterest.

Come facile intuire quindi le opportunità sono tantissime, e non solo per i prodotti fisici: foto di ispirazione, configurazioni esclusive, ambienti lifestyle accattivanti, ma anche location, riflessioni, collage. Trovano spazio però anche contenuti più business-oriented: infografiche, video tutorial, schede tecniche.

I contenuti pinnati tra l’altro rimangono sempre ancorati alla fonte originale, innescando un effetto virtuoso (o virale) via via che vengono condivisi dagli utenti, e dando anche un boost alla ricerca organica.

Pinterest richiede una pianificazione editoriale serrata e una buona familiarità con lo strumento, in continua evoluzione. Catturare i trend ed entrare in quelli giusti fa la differenza.

Brand esempio: Nutella

TikTok

TikTok è una delle piattaforme social più discusse nel 2020. Partita come un’app per giovanissimi, con il nome Musical.ly, oggi è ufficialmente un fenomeno globale (e politico).

In Italia la base utenti cresce a tripla cifra (+202% nel 2020). E non solo tra gli “under”. La fascia 25-34 fa registrare un +258% e +201% tra gli over 35. Numeri eccezionali, sicuramente pompati da una generale curiosità e voglia di sperimentare.

Se l’app era nata come veicolo per condividere video musicali e balletti, l’arrivo sulla piattaforma di profili “senior” ha fatto nascere anche molti canali educativi\scientifici\divulgativi, che la rendono in effetti interessante anche per un pubblico più maturo (e alto-spendente).

I punti di forza di una strategia marketing su TikTok? Le Hashtag Challenge, in cui inserirsi, oppure da generare, con i dovuti investimenti naturalmente. L’advertising tradizionale e le campagne con influencer, secondo i canoni già consolidati, e, sopratutto gli UCG, User Generated Content, fondamentali per ingaggiare gli utenti e farli interagire con il nostro brand reciprocamente.

Brand Esempio: HP

Snapchat

Da bimbo prodigio a orfano, così possiamo raccontare la storia di Snapchat. Il fu social network rivoluzionario è oggi di importanza marginale, sia come utenti che come capitalizzazione (oggi viaggia a -15% rispetto al giorno uno di quotazione), ma proprio per questo motivo potrebbe offrire spunti interessanti per dialogare con un target ben specifico.

Dopo il tonfo fatto registrare nel 2019, oggi, complice la pandemia, Snapchat fa registrare un timido aumento di utenti unici attivi in Italia, con un dato registrato attorno ai 3 milioni. La cosa che ci interessa però è che ben il 40% di tale bacino è rappresentato da under 18, e arriviamo al 70% se includiamo gli under 24. Un’utenza quindi molto giovane e in cerca di novità, non necessariamente legata agli ultimi trend.

Le opportunità per creare contenuto sono molte, anche tecnologicamente sfidanti (soluzioni AR, contenuti 3D e materiale video girato direttamente con Spectacles, gli occhiali creati appositamente da Snapchat), oltre che ovviamente diversi formati di advertising che si affiancano al contenuto organico, challenge e takeover.

A differenza però degli altri social, Snapchat si ricorda per i suoi “dietro le quinte”, contenuti autentici che avvicinano gli utenti al brand in modo unfiltered. Le peculiarità dei suoi contenuti lo rendono un prodotto di non immediata creazione ma dalle buone possibilità di impatto.

Brand esempio: Audi

Da qui in poi, superiamo le Colonne d’Ercole e ci addentriamo alla scoperta dell’ignoto, ossia, delle piattaforme più atipiche per fare marketing, ma anche, il territorio dove si muovono i veri innovatori.

Medium

Medium è la creatura di Evan Williams, noto ai più per essere tra i co-fondatori di Twitter (e di cui abbiamo parlato in questa recensione). Fondato nel 2012, spopola negli USA, mentre in Italia è appannaggio di una community verticale di addetti al mondo della tecnologia, politica (tra cui spicca Diego Piacentini, Commissario Straordinario per l’attuazione dell’Agenda Digitale per il Governo Italiano), giornalismo, influencer e marketers.

Medium è una piattaforma di blogging dal design moderno e funzionale, che permette una facile integrazione con altre piattaforme, la creazione di contenuti a pagamento, la creazione di canali separati e anche newsletters.

Il contenuto qui è quanto di più classico, trattandosi di contenuto da blog. Le opportunità però per un brand sono molteplici:

  • Raggiungere una community già formata e in cerca di storie
  • Incremento della visibilità e reach in termini di SEO organica
  • Possibilità di riciclare contenuti pubblicati altrove senza penalizzare la SEO grazie a una funzione import intuitiva
  • Dialogare con l’utenza Medium e rimandare ai nostri canali tramite link e canali social
  • Raccontare storie diverse e più verticali, dei veri e propri approfondimenti (vedi il caso di Nike, dedicato interamente alla parte di design delle sue calzature)

I brand che usano tale piattaforma in modo audace raccolgono audience nell’ordine delle centinaia di migliaia.

Brand esempio: Netflix

Twitch

Twitch è una piattaforma di streaming proprietà di Amazon, ancora relativamente poco nota al grande pubblico ma in grandissima crescita. Basti pensare che tra i nuovi account abbiamo niente meno che Donald Trump.

In Italia il 2020 è l’anno del debutto presso il grande pubblico con un +12% nel 2020 (primo ingresso in classifica). Nasce come piattaforma di condivisione video per sessioni di gioco, anche in real time. Lo streamer produce contenuti, interagendo con i suoi follower che possono commentare e quindi influenzare anche in modo interattivo le sedute di gioco.

Non pensiamo a qualcosa di passivo: lo streamer è spesso una sorta di teatrante che con uno stile personale e estremamente studiato dialoga con il pubblico e rende uniche le sessioni.

L’impatto primario è ovviamente sulle aziende legate al mondo videoludico, tecnologia e eSports, ma non solo. I volumi di traffico generati su Twitch hanno reso gli streamer delle superstar, contese a colpi di milioni di euro (celebre il caso Microsoft che ha pagato 50 milioni di euro per la prestazione esclusiva di Ninja). E questo ha portato brand lifestyle a associarsi a essi, utilizzandoli al pari degli influencers, con partnership, challenge, contenuti dedicati e prodotti da mostrare durante le sessioni.

Non si tratta quindi qui necessariamente di creare un profilo aziendale ad hoc ma piuttosto di sfruttare attraverso partnership le community esistenti.

Sicuramente una nicchia in forte crescita e da sfruttare a leva per non farsi cogliere impreparati nel prossimo futuro.

Brand esempio: Sampdoria

Discord

Procediamo la nostra ricerca in territori sempre più inesplorati arrivando a Discord.

Discord nasce nel 2015 come side-chat per videogiocatori, ma si espande in modo relativamente veloce, contando ad oggi 250 milioni di utenti nel mondo.

A dispetto della funzionalità basilare, in realtà tecnologicamente è una app molto sofisticata che permette di creare server con sotto-canali dedicati, diventando una via di mezzo tra Slack e un forum.

Il suo utilizzo si sta estendendo rapidamente, diventando un luogo di aggregazione per micro-community molto verticali, ad esempio classi scolastiche, gruppi di appassionati di informatica e programmazione, membri di Meetup, Gruppi Facebook, Community. Lo stesso team di sviluppo ha recentemente dichiarato di aver riposizionato il brand in modo più orizzontale in modo da poter catturare un’audience vasta e variegata.

Sicuramente non alla portata di tutti e ancora in una fase early stage, ma proprio per questo motivo potrebbe essere interessante approcciarlo in via sperimentale, ad esempio come soluzione per il customer care, o per esperimenti di open innovation.

Se ti interessa Discord, trovi il nostro approfondimento completo qui.

Brand esempio: Codecademy

Telegram

Il fratello meno famoso di Whatsapp è in realtà in rapida crescita in Italia, a quota 13 milioni di utenti attivi e con una crescita esponenziale anno dopo anno.

Telegram fin da subito ha preso le distanze dalla classica app di messaggistica, per diventare un accentratore di community grazie ai suoi canali broadcast.

È possibile infatti creare chat unidirezionali dove comunicare aggiornamenti periodici e permettere agli utenti di interagire solo tramite bottoni di gradimento. La creazione del contenuto è estremamente semplice, così come semplice è la sua fruizione. Può anche essere un’interessante canale alternativo per il customer care, anche tramite la creazione di bot, funzionalità user friendly e alla portata anche di un privato vista la facilità di programmazione delle interazioni.

Un canale particolare ma che permette di sperimentare a costi molto ridotti.

Brand Esempio: Il Post

Reddit

Grazie a Reddit abbiamo detto addio ai forum dell’epoca 1.0 di internet. Anche se una numerica italiana aggiornata al 2020 non risulta ufficialmente disponibile,  oggi Reddit figura tra i primi 6 siti al mondo (ranking Alexa), autoproclamandosi “the front page of the internet”.

Le opportunità per i brand sono molte e dal variegato effort: dall’interazione specifica su determinate domande, alla creazione di forum, fino a vere e proprie sessioni verticali dove ingaggiare gli utenti in un botta e risposta.

Poco tradizionale certo, ma sicuramente dai risvolti interessanti.

Brand Esempio: Toyota

Bonus Track: Podcast

Fuori classifica, ma sicuramente interessante, il contenuto audio. Con una crescita costante negli ultimi anni, il podcast, erogato su diverse piattaforme (tra cui citiamo Podcast su iOS e Spotify) ha superato i 4 milioni di utenti in Italia.

A differenza di quanto fin qui menzionato, il podcast si presta a un utilizzo passivo, ad esempio in auto, facendo sport, cucinando etc. e quindi presentando un modello di interazione totalmente nuova, anche in termini di creatività.

Brand esempio: IKEA

E tu? Stai sperimentando strategie di marketing su qualcuna di queste piattaforme? O ti piacerebbe approfondire qualcuna di esse? Scrivici!

 

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